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Ismea, da gennaio a settembre spesa domestica in aumento del 7%
Dopo due anni stagnanti, con una crescita di poco sopra lo zero, nel 2020 i consumi alimentari domestici volano. Nei primi nove mesi dell’anno sono saliti infatti del 7%, secondo l’ultima rilevazione di Ismea-Nielsen. Quest’anno l’andamento della spesa ha seguito l’alternarsi delle misure di confinamento e delle parziali riaperture dovute all’emergenza coronavirus. Nel primo semestre, infatti, la spesa aveva fatto registrare un forte aumento, pari al 9,3%, per via del più rigido lockdown in concomitanza con la prima ondata di contagi. Con il terzo trimestre c’è stato un riavvio della ristorazione e quindi sono ripresi i consumi fuori casa. Tuttavia, con le nuove restrizioni degli ultimi mesi dell’anno, per il 2020 si prevede complessivamente un livello record, il maggiore degli ultimi dieci anni.
Gli acquisti sono cresciuti per tutti i comparti ma con andamenti diversi: sopra la media uova, carni, formaggi e ortofrutta; sotto questo valore i prodotti ittici, i derivati dei cereali e gli analcolici. In generale l’incremento delle bevande è stato del 5,8%, meno di quello dei generi alimentari (+7%) e dopo un anno di forte dinamicità.
Crescita contenuta per i derivati dei cereali
Tanto gli acquisti dei prodotti a Largo consumo confezionato quanto di quelli freschi sono cresciuti, ma i primi hanno segnato un rialzo maggiore: rispettivamente +7,8% e +5%. I mesi del lockdown hanno fatto emergere nuovi canali di vendita che poi si sono consolidati nel corso dell’anno. Il processo di digitalizzazione ha ricevuto un importante slancio, l’e-commerce ha guadagnato spazio e i negozi di prossimità sono tornati centrali nelle abitudini di acquisto. A scapito, ad esempio, degli ipermercati, spesso collocati all’interno di centri commerciali (vendite in calo dell’1,1%), penalizzati dalla chiusura dei negozi non essenziali.
I supermercati si sono confermati il principale canale di vendita, con una quota del 42% e una crescita degli acquisti del 9%. Stesso valore per i discount, che mantengono la quota del 14% mentre è boom per i canali di vendita tradizionali: +18,4%. A livello territoriale l’area più dinamica è il Nord Est, con la maggiore crescita, pari all’8%. Segue il Centro con un aumento del 6,9%, poi Nord Ovest e Sud con 6,7% e 6,6%.
Dopo il latte e i derivati, sono i derivati dei cereali la seconda categoria per peso sullo scontrino in questo 2020. Tuttavia la crescita è stata piuttosto contenuta, solo del 3,2% in particolare per via del calo delle vendite del pane e dei suoi sostituti (-3,3%). Scontano invece ancora i forti aumenti del lockdown prodotti come la farina (picco degli acquisti addirittura a +160% su base annua). Molto bene pasta e riso, anche se il ritorno alla parziale normalità in estate ha visto un ridimensionamento dei valori (complessivi +9,2% per la pasta secca e +10,2% per il riso).
Bene frutta e ortaggi, rispettivamente +11% e +8,4%, in questo caso positivo l’andamento di trasformati e surgelati (+9% soprattutto grazie a performance in mesi di lockdown). Recuperano invece gli acquisti di oli e grassi vegetali dopo due anni di cali: +9,2%. In particolare è cresciuta la spesa per l’olio extra-vergine: +7,1%, quello di semi +13,5%. Il 2019 era stato un anno particolare con la pressione competitiva sui prezzi dovuta alla disponibilità di olio spagnolo che ha comportato un contenimento del valore medio del prodotto italiano.
Foto: Pixabay
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